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E si giunge, prima o poi, a parlare di chorus: il chorusè uno di quegli effetti di modulazione che nella realtà dei fatti divide i chitarristi: c' è chi lo ama e chi lo odia. forse per via della perdita di dinamica dovuta all' effetto di modulazione, vuoi semplicemente perchè non ti piace e basta il suono che ne esce. di fatto alcuni non possono rinunciarci(in pedaliera) altri se ne sono già liberati volentieri. in fatto di chorus c' è una scelta imbarazzante a parte tutta la serie Boss, ma poi la Ibanez ne ha sfornati di altrettanto ottimi, la electro harmonix, la mxr, di scelta ce n' è . eppure, per una combinazione del destino, quelli di casa boss hanno una marcia in più che perdura dagli anni 70, quando uscì il primo CE1. era fuori misura rispetto ai pedalini standard che tutti conosciamo, e sicuramente un capolavoro di suono. ma le esigenze di mercato spinsero nella realizzazione di uno stompbox più piccolo tale da renderlo più appetibile al consumatore, e siamo quindi giunti, a inizio anni 80, al ce2. molti distinguono le versioni made in japan da quelle made in taiwan, le edizioni giapponesi tra silver screws e black label, se ne possono dire moltissime, in proposito. io ho avuto la fortuna di acchiappare un ce2 made in taiwan, probabilmente uno degli ultimi, degli anni 90, e vi posso garantire che ne sono egualmente felice. ma perchè ?voglio dire, io vengo da un già decorosissimo ce5, sempre di casa boss, cosa dovrebbe cambiare tanto da spingermi a fare il cambio?iniziamo dalla versatilità : al contrario del ce5 che di manopole ne ha ben 5(4+1), il ce2 ha solo quella del rate e del depth. niente matching del volume quindi, niente aggiustamento delle frequenze. siamo proprio alle basi del mestiere. iniziamo semplicemente ad accenderlo e onestamente non sento una grande differenza di volume, potrei dire nessuna. inizio a muovere quella del rate avanti e indietro e non colgo subito una risposta ai miei movimenti, sebbene da acceso, sembra aver attutito la pasta sonora, come se le alte frequenze siano state tagliate e fatto esaltare le medie e le basse. in effetti è vero: è un suono attutito, dolce oserei dire, e parlo proprio della pasta sonora che ne esce, la differenza si sente anche con il ce5, una differenza netta. avendo preso confidenza con il rate, mentre continuo a giocherellare inizio girare anche il pot del depth, perchè , sebbene sia gustoso anche così , non è quel sound anni 80 che tutti hanno in mente, quando pensano ai rem, i police, i marillon, o anche, in senso lato, ai boston. ci dev' essere qualcosa di più che mi sfugge. e poi a un certo punto, eureka! la famosa impostazione alle 10, 10 (con riferimento rispettivamente, alle ore, il rate, i minuti il depth) et voilà , anche l' arpeggio di nothing else matters pare suonato da hetfield. impressionante. ora, voi dovete consderare, che tutto questo è stato fatto suonando a tipo 0, 5 dei volume del mio ampli da casa. erano le 4 del pomeriggio, e mi sono tolto lo sfizio di alzare il volume per un minuto. la parola esatta per descrivere la pienezza del suono sarebbe headroom, poco calzante di solito per un chorus, ma tant' è . è un suono certamente avvolgente, se fosse possibile continueresti all' infinito. mi spaventa l' idea che per averne uno si debba spendere una somma importante vista la vetustà dei pedali di cui si parla, ma vale ogni centesimo, senza ombra di dubbio. il mio consiglio?partite da un ce5 come ho fatto io, è molto buono, e se vi prende la fissazione come al sottoscritto, cambiate. il ch1 al contrario è già più metallico, io non l' ho saputo apprezzare. se poi siete estremamente fortunati ricordatevi della serie waza craft, costano troppo per le mie tasche, ma credo rappresentino forse quel che mancava sul tema. Ciauz!
ultimo aggiornamento:17/01/2019(14:49:21)
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